martedì 24 agosto 2010

1996: Pamplona - 17 giugno.

 Il problema di chi si accinge a scrivere la prima pagina di un "diario"  credo sia proprio quello di scegliere che cosa scrivere. 
Come iniziare!? Non si sa mai come farlo.....o meglio io non so mai come farlo.
Generalmente lo si fa con due semplici parole: "Caro Diario..... "
Certamente Diario va scritto con la lettera maiuscola perchè per chi scrive, il Diario, è un amico al quale confidare i propri pensieri, una persona in carne ed ossa capace di ascoltarci in qualsiasi momento, capace di stare in silenzio o,  magari, capace anche di darci dei preziosi consigli quando ce n'è bisogno.
Oggi il Diario non c'è più ed al suo posto ci sono i Blog che svolgono più o meno la sua stessa funzione.
Con le opportune modifiche alle "impostazioni sulla privacy", è infatti possibile rendere il nostro mondo inaccessibile e segreto. Proprio come un buon vecchio diario con tanto di lucchetto.
Oggi, tuttavia, chi scrive in un Blog lo fa per rendere di pubblico dominio i propri pensieri e le proprie emozioni. Oggi più gente accede ai miei "segreti" meglio è; più persone leggono il mio diario meglio è! 
"Vogliamo tutti sputtanarci sul web" e credo che in fin dei conti non sia nemmeno così semplice. 
Bisogna inserire i Blog nei motori di ricerca, aggiornarli costantemente, renderli avvincenti ed interessanti, pubblicizzarli sul maggior numero di portali nel mondo delle 3 w. 
In caso contrario, il nostro Blog sarà anche più inaccessibile e segreto di quel vecchio diario chiuso a chiave da un lucchetto dorato e nascosto in fondo al cassone nella cameretta, al sicuro da occhi indiscreti, sotto tutti quei vecchi giocattoli che ormai non usiamo più. 
Per quel che mi riguarda, voglio cominciare questo diario, anzi questo Blog, nel quale racconterò - quando ci saranno - delle mie (pseudo)uscite in bicicletta, con un articolo di giornale publicato sul Corriere della Sera nel lontano 1996.
A quel tempo erano passati 6 anni da quando credo di essermi innamorato di questo sport.
Da quando ho cominciato a masticare ciclismo, son certo di aver vissuto ammirando un solo vero campione. Il Navarro triste, il grande Miguel Indurain.
E per questo non posso esimermi dall'omaggiare il mio idolo, con il primo post del blog.

E' il giorno della 17^ Tappa, quella che va da Argelès-Gazost a Pamplona. Quella che per gli organizzatori di quel Tour de France sarebbe dovuta essere la Tappa che avrebbe incoronato Miguel Indurain Re del Ciclismo. Sarebbe dovuto essere il primo corridore ad aggiudicarsi 6 Tour de France e per di più consecutivamente, sconfiggendo una maledizione che aveva colpito prima di lui altri grandi campioni del passato capaci di indossare la maglia gialla a Parigi "solo" cinque volte.
Insomma doveva essere la tappa della celebrazione del Navarro, proprio a casa sua, sulle strade dei suoi allenamenti, quelli  con il fratello Prudencio.
Ma non fu così!
Si trattò della Tappa che, invece, decretò la fine di un'era, il tramonto di un campionissimo.
Una tappa che presentò al mondo un Re senza scettro, già colpito duramente nei giorni precedenti. Un uomo dal viso affaticato, stanco e segnato dalla sofferenza di chi ha dovuto affrontare un lunghissimo calvario .
Quel giorno, il 17 luglio del 1996 sarebbe dovuta essere La Storia, ma così non fu.
O almeno non lo fu per molti.
Per me, invece, quella giornata dovrebbe essere ricordata anche a lezione, nei manuali di Storia dell'ultimo anno di scuola superiore. Dovrebbe essere narrata al pari di alterttanto importanti giornate, di gloriose disfatte, come il  18 giugno del 1815, il giorno della Battaglia di Waterloo, o come il 18 ottobre del 202 a.C., il giorno della battaglia di Zama in cui Annibale dovette arrendersi alla potenza dell'esercito di Roma.

In poche parole dovrebbe essere narrata come l'inizio di un mito!

Casa Indurain, omaggio al re nudo

Miguel nella sua Pamplona a 8' da Rijs che lo difende: " Non e' al meglio ma resta il piu' grande " .

La maglia gialla da' un' altra dimostrazione di forza nella tappa vinta dallo svizzero Dufaux.


Davanti al suo pubblico il vecchio re del Tour s' e' presentato nudo sul podio: senza scettro, senza corona, senza mantello d' ermellino, senza trono. Accanto a lui il nuovo re, in tenuta di gala, che ha voluto alzargli il braccio in segno di vittoria per fargli riscuotere l' applauso di migliaia di sudditi, piu' commossi che delusi. Il Tour ha voluto rendere omaggio a Miguel Indurain facendo tappa a Pamplona. Nelle intenzioni di Jean Marie Leblanc sarebbe dovuta essere una sorta di grande passerella per consentire ai tifosi di Indurain di assistere al suo trionfo, senza bisogno di andare a Parigi come hanno fatto per cinque anni consecutivi. Le minacce degli indipendentisti baschi non avrebbero turbato il regolare svolgimento della corsa, perche' ci avrebbe pensato Indurain a calmarli, non solo a parole come ha fatto dall' inizio del Tour, ma pedalando con i migliori davanti a tutti: questo era il convincimento degli organizzatori. Ma il vecchio re, dopo le batoste di Les Arcs, del Sestrie' re e di Hautacam (ed il mezzo passo falso della cronoscalata di Val d' Ise' re) non e' entrato in Spagna, sua terra natale, con i migliori. Era gia' stato staccato sul Col du Soudet, incapace di reggere il ritmo del nuovo re in maglia gialla, Bjarne Rijs. Cosi' , quando al termine della discesa le auto che precedevano la corsa sono state bloccate da una ventina di dimostranti baschi che reggevano in mezzo alla strada un grande striscione bianco con la scritta "insurrezione, indipendenza", non e' stato possibile usare Indurain come paciere. Ma gli undici fuggitivi (Rjis, Bolts, Ullrich, Virenque, Dufaux, Herve' , Leblanc, Ugrumov, Escartin, Luttenberger e Bartoli) hanno superato senza grossi intoppi il blocco, disperso un po' rudemente dalle forze dell' ordine. Quando e' passato in quel punto, Indurain neppure s' e' accorto di quel che era successo. Forse non era normale che il re si staccasse sulla salita meta dei suoi allenamenti insieme col fratello Prudencio, e quindi conosciuta metro per metro. Ma l' Indurain ' 96 e' questo. Il suo calvario e' risultato meno doloroso perche' ha trovato un insperato aiuto in Max Lelli che l' ha riportato nel gruppo inseguitore. Cosi' , mescolato in una numerosa compagnia, ha percorso gli ultimi 150 chilometri della maxi tappa, senza tuttavia dare una mano a Rominger e Olano che cercavano di salvare il podio. Dietro la locomotiva Rijs, scortato dal giovane talento tedesco Ullrich, Virenque e Dufaux, Leblanc e Ugrumov, Escartin e Luttenberger vedevano la possibilita' di scalare posizioni in classifica visto il ritardo che accumulavano Olano e Rominger, mentre Berzin era saltato subito (al traguardo accusera' oltre mezz' ora di ritardo). E nel limite consentito dalle loro forze spalleggiavano la maglia gialla nella sua fantastica e sfrontata cavalcata. Quanta differenza tra nuovo re e vecchio re, uno sempre pronto ad attaccare, a non cedere niente agli avversari, l' altro sempre pronto a rispondere e a dispensare favori. Volendo dimostrare che il padrone e' lui, a due chilometri dalla conclusione Rijs ha piazzato uno scatto al quale solo Dufaux, preziosissima spalla di Virenque re degli scalatori, e' riuscito a rispondere. Non gli ha mai dato un cambio e, negli ultimi metri, e' riuscito a rimontarlo e ad assicurarsi la vittoria di tappa. Dopo aver fatto il Rijs per 261,980 chilometri, il danese ha fatto l' Indurain negli ultimi venti metri. "Ci tenevo a vincere, ma quando ho visto che Dufaux non mi dava il cambio, ho capito che puntava alla vittoria di tappa. In fondo non posso volergliene, perche' e' stata la Festina ad attaccare sul Soudet, da li' e' nato l' attacco decisivo. Mi spiace solo che tra noi non ci fosse Indurain: quest' anno non era al meglio, ma resta un grande campione, forse il piu' grande". Il vecchio re vuole arrivare fino in fondo, vuole tagliare il traguardo di Parigi. Per contro fino a domenica non vuol sentire parlare di Olimpiadi. "Adesso sono al Tour, non ho altro per la testa. Quanto ad Atlanta, ho quindici giorni di tempo per recuperare". 


Indurain in Maglia Gialla, più dietro il Pirata.